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Albert Einstein, plagiario del secolo









ALBERT EINSTEIN PLAGIARIO DEL SECOLO
di Richard Moody, Jr - 2003
777 Treadlemire Road Berne, NY 12023 USA
Email: Slmrea@aol.com
Rivista Nexus n° 52 pag. 43
Nei suoi documenti del 1905 su relatività e E=mc2 Einstein ha plagiato il lavoro di molti eminenti scienziati, tuttavia nel secolo scorso la comunità dei fisici non si è mai preoccupata di ristabilire la verità.

Riassunto
I sostenitori di Einstein si sono comportati in un modo che sembra alterare i documenti storici. Albert Einstein (1879-1935), "Uomo del Secoio" secondo la rivista Time, scrisse un lungo trattato su una teoria della relatività speciale (in effetti recava il titolo "Saggio sull'elettrodinamica dei corpi in movimento", 1905a), senza riportare testi di riferimento di sorta: prima che Einstein stilasse il documento del 1905, molti dei concerti chiave che presentò erano noti a Lorentz (ad esempio, la trasformazione di Lorentz) e a Poincaré. Come era una sua tipica caratteristica. Einstein non elaborò le teorie: si limitò a requisirle. Si impadronì di un corpus di sapere già esistente, selezionò e raccolse i concetti che preferiva, quindi li intrecciò in un resoconto sul proprio contributo alla relatività speciale. Tutto questo avvenne con la totale consapevolezza e approvazione da pane di molti dei suoi pari, come nel caso degli editori degli Annalen der Physik. L'equazione più celebre di tutti i tempi è E=mc2, convenzionalmente attribuita alla sola competenza di Albert Einstein (1905). Comunque sia, la conversione della materia in energia e dell'energia in materia era nota a Sir Isaac Newton ("corpi ordinari e luce sono reciprocamente convertibili...", 1704). Prima ancora che ad Einstein l'equazione può essere attribuita a S. Tolver Preston (1875), a Julés Henri Poincaré (1900; secondo Brown,1967) e ad Olinto De Pretto (1904). Dal momento che Einstein non ricavò mai correttamente E=mc2 (Ives,1952), sembra non esservi alcunché a collegare l'equazione a qualcosa di originale dello stesso Einstein. La presentazione selettiva dei dati dell'eclissi del 1919, ad opera di Arthur Eddington, in modo che apparentemente corroborassero la teoria generale della relatività "di Einstein", è sicuramente uno dei massimi imbrogli scientifici del 20° secolo; il prodigo sostegno di Eddington ad Einstein modificò il corso della storia; Eddington era più interessato ad
incoronare Einstein principe della scienza che a verificare la teoria. La comunità dei fisici, forse inconsapevolmente, ha intrapreso una sorta di frode e cospirazione silenziosa; questo è il risultato dell'essersi limitati a stare a guardare mentre si verificava l'iperinflazione dei documenti e della reputazione di Einstein; tale silenzio avvantaggiò tutti coloro che sostenevano Einstein.

Introduzione
La scienza, per propria natura intrinseca, è di corte vedute. In linea generale, i chimici leggono e scrivono di chimica, i biologi di biologia e i fisici di fisica. Tuttavia è possibile che tutti costoro si trovino in competizione per accaparrarsi lo stesso dollaro destinato alla ricerca (nel suo senso più lato); quindi, nel caso gli scienziati desiderino più denaro per sé stessi, allora potrebbero decidere di competere in modo sleale, ed il modo per farlo è quello di convincere gli enti che erogano i finanziamenti di rappresentare una branca della scienza che è più importante di qualsiasi altra. Se gli enti di finanziamento dovessero riconoscerlo, ciò comporterebbe difficoltà per le restanti scienze. Uno dei metodi per ottenere più denaro è quello di creare un super-eroe — come Einstein. La reputazione di Einstein è il prodotto della comunità dei fisici, dei suoi seguaci e dei media. Ciascuno di questi gruppi trae enormi vantaggi elevando Einstein allo status di icona: la comunità dei fisici riceve miliardi di dollari in sovvenzioni per la ricerca, i sostenitori di Einstein vengono generosamente gratificati e le corporazioni dei media come la rivista Time riescono a vendere milioni di copie piazzando sulla propria copertina Einstein come "Uomo del Secolo". Quando lo scandalo scoppierà la comunità dei fisici, i sostenitori di Einstein ed i media cercheranno di minimizzare le notizie negative, conferendo loro un'interpretazione positiva. I loro sforzi, comunque, verranno smascherati quando il documento di Einstein dal titolo "Saggio sull'elettrodinamica dei corpi in movimento" verrà considerato per quello che è in realtà: il perfetto atto di plagio del 20° secolo.

Relatività speciale
Jules Henri Poincaré (1854-1912) fu un grande scienziato e apportò un rilevante contributo alla teoria della relatività speciale. Il sito Internet della Encyclopedia of Philosophy riporta che Poincaré: (1) ''delineò una versione preliminare della teoria speciale della relatività"; (2) affermò che la velocità della luce è una velocità limite'' (nel suo documento del 1904, tratto dal Bull. of Sci. Math. 28, Poincaré indicava "una meccanica di tipo completamente nuovo, secondo la quale l'inerzia crescente in concomitanza con la velocità della luce diverrebbe un limite e non verrebbe superata"): (3) ipotizzò che la "massa dipende dalla velocità"; (4) "formulò il principio di relatività, secondo cui nessun esperimento meccanico o elettromagnetico può distinguere fra uno stato di quiete ed uno di moto uniforme'": e (5) "ricavò la trasformazione di Lorentz".
Appare evidente quanto Poincaré fosse profondamente addentro nella relatività speciale. Anche Keswani (1965) fu indotto ad affermare che "Già nel 1895 Poincaré, l'innovatore, aveva ipotizzato che è impossibile individuare il moto assoluto" e che "nel 1900 egli introdusse 'il principio di moto relativo' che in seguito, nel suo libro Science and Hypothesis, pubblicato nel 1902, definì con i termini equivalenti di 'legge della relatività" e 'principio di relatività'". Einstein, quando redasse il suo documento del 1905 privo di testi di riferimento, non riconobbe nessuno dei precedenti lavori teorici di Poincaré. Oltre ad aver delineato la versione preliminare della relatività. Poincaré fornì una parte cruciale dell'intera teoria — vale a dire la sua trattazione del tempo locale; egli, inoltre, ideò il concetto di sincronizzazione degli orologi, fondamentale nella relatività speciale.
Charles Nordman fu indotto a scrivere. "Si dimostrerà che il credito della maggior parte delle cose che vengono attualmente attribuite ad Einstein è, in realtà, dovuto a Poincaré" e "...secondo l'opinione dei relativisti sono gli strumenti di misurazione a determinare lo spazio e gli orologi a determinare il tempo. Tutto questo era già noto a Poincaré e ad altri ben prima dell'epoca di Einstein e, ascrivendo a quest'ultimo la scoperta, si fa torto alla verità".
Altri scienziati non sono rimasti colpiti dalla teoria della relatività generale "di Einstein" tanto quanto lo è stato il pubblico. In Physics in My Generation (Born, 1956) Max Born ha scritto: "Un'altra curiosa caratteristica del lavoro di Einstein del 1905, ormai famoso, è l'assenza di qualsiasi riferimento a Poincaré o a chiunque altro. Dà l'impressione di un'impresa del tutto nuova. Tuttavia, come ho cercato di spiegare, ciò ovviamente non corrisponde a verità." G. Burniston Brown (1967) notava che "contrariamente all'opinione comune, risulterà chiaro che nella derivazione delle utili formule della teoria della relatività speciale o ristretta Einstein ha svolto un ruolo di minore importanza, mentre Whittaker ha chiamato in causa la teoria della relatività di Poincaré e di Lorentz..." In virtù del fatto che in alcuni ambienti la teoria della relatività speciale di Einstein era conosciuta come la teoria della relatività di Poincaré e Lorentz. si sarebbe indotti a pensare che questi ultimi potrebbero aver avuto qualcosa a che fare con la sua formulazione. Nel documento di Einstein ciò che disturba è il fatto che anche se Poincaré era il massimo esperto mondiale di relatività, apparentemente Einstein non aveva mai sentito parlare di lui né pensato che avesse fatto alcunché degno di essere citato come riferimento! Sulla teoria delia relatività speciale Poincaré fece alcuni commenti degni di nota in occasione di un discorso pubblico, pronunciato nel settembre 1904. "Da tutti questi risultati, sempre che siano confermati, deriverebbe una meccanica interamente nuova...sarebbe caratterizzata soprattutto dal fatto che nessuna velocità potrebbe superare quella della luce...perché i corpi opporrebbero una crescente inerzia alle cause, che tenderebbero ad accelerare il loro moto: tale inerzia diverrebbe infinita allorquando ci si avvicinasse alla velocità della luce... Non diversamente da un osservatore trasportato in una traslazione, costui non ha sospettato che qualsiasi velocità apparente potesse superare quella della luce: e questo si rivelerebbe una contraddizione, se teniamo presente che tale osservatore non userebbe gli stessi orologi di un osservatore fisso ma, naturalmente, orologi indicanti 'l'ora locale'." (Poincaré, 1905).

Einstein il plagiario
Ora è il momento di esprimere chiaro e tondo quello che era Einstein: anzitutto un plagiario. Egli si fece ben pochi scrupoli a rubare il lavoro di altri e a proporlo come proprio; che la cosa fosse intenzionale appare alquanto ovvio. Prendete in considerazione il seguente brano tratto da Einstein: The Life and Times di Ronald W. Clark (qui non vi sono riferimenti a Poincaré: soltanto alcune citazioni irrilevanti); questo è quanto si legge a pagina 101: "Il 'Saggio sull'elettrodinamica dei corpi in movimento'...è, sotto molti aspetti, uno dei più considerevoli documenti scientifici che sia mai stato scritto. Anche la forma e lo stile erano insoliti, privi delle note e dei riferimenti che conferiscono credibilità alle dissertazioni più serie..." (il corsivo è stato aggiunto).
Perché Einstein, con la sua formazione da impiegato dell'ufficio brevetti, non avvertì la necessità di citare testi di riferimento nel suo articolo sulla relatività speciale? Ci si aspetterebbe che egli, in quanto neofita, riporti tali testi in sovrabbondanza, piuttosto che il contrario.
Inoltre non sarebbe lecito attendersi che un editore, di fronte ad un lungo manoscritto che ovviamente non è stato accreditato, rispetti degli standard in un certo qual modo più elevati? Apparentemente quando lo scritto fu pubblicato sugli Annalen der Physik non vi fu alcuna iniziativa di controllo
qualitativo: gli editori più competenti lo avrebbero respinto senza nemmeno prendersi la briga di leggerlo e, come minimo, sarebbe stato lecito aspettarsi che un editore svolgesse delle ricerche nella letteratura relativa per accertarsi che la rivendicazione di primogenitura di Einstein fosse corretta.
Max Born ha affermato, "Il punto sorprendente è che esso non contiene un singolo riferimento ad opere precedenti" (il corsivo è stato aggiunto) (Born, 1956): egli indica chiaramente che l'assenza di riferimenti è anomala e che. anche per gli standard d'inizio secolo, la cosa è assai peculiare, persino dilettantesca. Einstein imbrogliò le cose per evitare gli addebiti di plagio, che tuttavia erano chiare.
Acquisiamo da Bjerknes (2002) il seguente brano di James MacKaye: "La spiegazione di Einstein è un mascheramento dimensionale di quella di Lorentz... Quindi la teoria di Einstein non è la negazione o un'alternativa a quella di Lorentz; si tratta solamente di un suo duplicato e di un suo mascheramento... Einstein sostiene costantemente che la teoria di Lorentz è corretta, solo che si trova in disaccordo con la sua 'interpretazione'. Non è chiaro, quindi, che in questo [caso], come in altri casi, la teoria di Einstein è semplicemente un mascheramento di quella di Lorentz e che l'apparente disaccordo relativo alla 'interpretazione' si riduce soltanto a una questione di termini?"
Poincaré ha scritto 30 libri ed oltre 500 saggi di argomento filosofico, matematico e fisico: Einstein, a sua volta, scrisse sugli stessi argomenti ma negò di aver mai letto i contributi di Poincaré alla fisica.
Tuttavia molti concetti di Poincaré — ad esempio che la velocità della luce è un limite e che la massa aumenta con la velocità — finirono nel "Saggio sull'elettrodinamica dei corpi in movimento" di Einstein senza essere accreditati. L'azione di Einstein di saccheggiare quasi interamente l'opera di Lorentz e Poincaré per stilare il proprio scritto diede inizio al plagio; nell'era dell'informatica questo genere di plagio non potrebbe mai essere protratto indefinitamente, tuttavia la comunità dei fisici non ha ancora ristabilito la verità. In un suo documento del 1907 Einstein espose per filo e per segno le proprie opinioni sul plagio: "Mi sembra che sia nella natura delle cose che quanto segue sia gr stato parzialmente risolto da altri autori. Ciononostante, dato che in questa sede i temi in questione vengono affrontati secondo una prospettiva inedita, ho la facoltà di omettere una rassegna del tutto pedantesca della letteratura relativa..." Con questa affermazione Einstein dichiarò che il plagio, debitamente confezionato, costituisce un accettabile strumento di ricerca. Ecco la definizione di "plagiare" desunta da una fonte inoppugnabile, il Webster's New International Dictionary of the English Language. Seconda Edizione, Integrale, 1947, p. 1.878: "Rubare o sottrarre e quindi far passare per proprio (idee, parole, produzioni artistiche, etc. di qualcun altro); usare senza il dovuto credito le idee, le espressioni o le produzioni di qualcun altro. Commettere plagio" (il corsivo è stato aggiunto). Non si tratta esattamente di quello che ha fatto Einstein? Riconoscere i dovuti crediti comprende due aspetti: tempismo e adeguatezza. Dire al mondo, 30 anni dopo, che Lorentz fornì le basi della relatività speciale, non è tempestivo (vedere sotto), né adeguato, né conferisce i crediti dovuti. Niènte di ciò che Einstein scrisse ex post facto (in modo retroattivo, ndt) rispetto ai contributi di Lorentz altera la fondamentale azione di plagio. Einstein espone la reale natura del plagio nel suo saggio del 1935. "Derivazione elementare dell'equivalenza tra massa ed energia" nel quale, in una discussione con Maxwell, scrisse "Il quesito riguardante l'indipendenza di quelle relazioni è naturale in virtù della trasformazione di Lorentz. la reale base della teoria della relatività speciale...'" (il corsivo è stato aggiunto). Così Einstein giunse persino a riconoscere che la trasformazione di Lorentz costituiva la vera base del suo saggio del 1905. Chiunque nutra dei dubbi sul fatto che egli fosse un plagiario dovrebbe porsi una semplice domanda: "Cosa conosceva Einstein e quando ne venne a conoscenza?" Einstein l'ha passata liscia con plagio premeditato e non con il plagio fortuito, che è onnipresente (Moody, 2001).

La storia di E = mc2
Chi ha dato origine al concetto della materia che si trasforma in energia e viceversa? Esso risale come minimo a Sir Isaac Newton (1704). Brown (1967) ha dichiarato quanto segue: "Quindi gradualmente si fece strada la formula E = mc2, avanzata senza dimostrazione generale nel 1900 da Poincaré".
Una cosa che siamo in grado di affermare con certezza è che non fu Einstein a ricavare l'equazione E = mc2. Allora sorge la domanda: "Chi lo fece?" Bjerknes (2002) ha proposto come possibile candidato S. Tolver Preston il quale, "basandosi sulla formula E = mc2, negli anni '70 dell'800 formulò l'energia atomica, la bomba atomica e la super-conduttività". Oltre a Preston. nella storia di E = mc2 un altro dei personaggi principali che merita parte del credito è Olinto De Pretto (1904). Quello che rende il tempismo così sospetto è il fatto che Einstein parlava correntemente l'italiano, riesaminava documenti redatti da fisici italiani ed il suo migliore amico. Michele Besso, era della Svizzera italiana; chiaramente Einstein (1905b) avrebbe avuto accesso alla letteratura nonché la competenza per leggerla. In "Einstein's E = mc2 'was Italian's idea'" (la formula E = mc2 di Einstein era l'idea di un italiano, ndt) (Carroll, 1999), vi sono evidenti riscontri del fatto che, nei termini della formula attribuita ad Einstein, De Pretto si trovava più avanti di lui. Nei termini della comprensione dell'ingente quantità di energia che poteva essere rilasciata con un piccolo quantitativo di massa, a Preston (1875) si può riconoscere una conoscenza anteriore alla nascita di Einstein; chiaramente Preston impiegava E = mc2 nel pronrio lavoro in quanto il valore che determinò - ovvero che un granello era in grado di sollevare un oggetto di 100.000 tonnellate sino ad un'altezza di 3 chilometri — dà l'equazione E = mc2. Secondo Ives (1952), la derivazione della formula E = mc2 tentata da Einstein era fatalmente viziata, in quanto egli si propose di spiegare quello che aveva presunto; ciò assomiglia alla spensierata manipolazione delle equazioni derivate da Einstein per il decadimento radioattivo; risulta che egli miscelò meccanica e cinematica, e saltò fuori il neutrino. Il neutrino potrebbe essere una particella mitica creata accidentalmente da Einstein (Carezani, 1999). Riguardo ai neutrini abbiamo una duplice scelta: o ce ne sono almeno 40 tipi diversi oppure ce ne sono zero tipi. In questo ambito domina il rasoio di Occam.

L'eclisse del 1919
Quanto accadde ai tropici il 29 maggio 1919 rappresenta la definizione più chiara di frode scientifica: particolarmente evidente è che Eddington truccò i dati dell'eclisse solare affinché i risultati si conformassero al lavoro "di Einstein" sulla relatività generale. Poor (1930), Brown (1967), Clark (1984) e McCausland (2001) si occupano tutti delle questioni inerenti a questa eclisse.
Quello che rende così sospette le spedizioni a Sobral e a Principe è l'entusiastico appoggio di Eddington ad Einstein, come si evince dalla sua dichiarazione, "Sostenendo come prima cosa i test e
verificando infine la teoria 'avversa', il nostro osservatorio nazionale ha mantenuto vive le migliori tradizioni scientifiche..." (il corsivo è stato aggiunto) (Clark,1984). In questo caso, apparentemente Eddington non rispettò i fondamentali canoni scientifici; il suo lavoro era quello di raccogliere dati — non di verificare le teorie di Einstein. Ulteriori riscontri della frode si possono evincere dalle dichiarazioni dello stesso Eddington e dalla loro presentazione ad opera di Clark (ibid., p. 285): "La giornata del 29 maggio iniziò con una forte pioggia, che cessò soltanto intorno a mezzogiorno. Il gruppo riuscì a scorgere per la prima volta il sole soltanto dopo le 13.30, quando l'eclisse aveva già avuto inizio: 'Fummo costretti ad effettuare la programmata serie di fotografie sulla fiducia..."'' (il corsivo è stato aggiunto). Eddington manifesta il suo reale preconcetto: era deciso a fare qualsiasi cosa affinché si dimostrasse che Einstein aveva ragione. Eddington, comunque, non era tipo da farsi scoraggiare: "Sembrava che nonostante gli sforzi, almeno per quanto riguardava Principe, la spedizione non sarebbe andata a buon fine"; "sviluppammo le fotografie, due ogni notte per le sei notti successive all'eclisse... La nuvolosità mandò all'aria i miei piani ed io fui costretto a trattare le misurazioni secondo modalità diverse da quelle che avevo previsto; di conseguenza non mi è stato possibile fare alcuna
dichiarazione preliminare inerente ai risultati" (il corsivo è stato aggiunto) (Clark, ibid.).
In realtà le affermazioni di Eddington sono assai eloquenti sugli esiti; non appena scovò un brandello di prova che fosse coerente con la teoria della relatività generale "di Einstein", immediatamente
proclamò che dimostrava la teoria stessa. Questa è scienza? Dove si trovavano gli astronomi quando Eddington presentò le sue scoperte? Vi fu qualcun altro che, oltre a lui. esaminò di fatto le lastre fotografiche? Poor lo fece, e respinse in toto le conclusioni di Eddington; questo fatto avrebbe dovuto far esitare qualsiasi scienziato dotato di una qualche deontologia professionale.
Ecco alcune citazioni del resoconto di Poor: "La formula matematica, in base alla quale Einstein ha calcolato la sua deviazione di 1,75 secondi perché i raggi di luce oltrepassino il margine del sole, è una nota e semplice formula di ottica fisica"; "Non uno solo dei concetti fondamentali relativi alla variabilità del tempo, o alla curvatura o torsione dello spazio, alla simultaneità, o alla relatività del moto, è in alcun modo implicato nella previsione o nelle formule di Einstein inerenti alla deviazione della luce"; "Alle molte ed elaborate spedizioni in occasione dell'eclisse, di conseguenza, è stata attribuita un'importanza fittizia; i risultali di tali iniziative non possono dimostrare né confutare la teoria della relatività..." (il corsivo è stato aggiunto) (Poor, 1930).
Da Brown (1967) apprendiamo che Eddington non vedeva l'ora di annunciare al mondo che la teoria di Einstein era confermata e. in tale contesto, quello su cui Eddington si basava era una prematura valutazione delle lastre fotografiche. Inizialmente le stelle "sembravano" curvarsi come avrebbero dovuto, come stabilito da Einstein, ma in seguito, secondo Brown. accadde l'inatteso: si osservarono molte stelle che si curvavano in una direzione trasversale rispetto a quella attesa ed altre ancora in una direzione opposta a quella prevista dalla relatività. L'assurdità dei dati raccolti durante l'eclisse del 1919 fu dimostrata da Poor (1930). il quale fece notare che l'85% dei dati dell'eclisse sudamericana fu scartato a causa di "errore accidentale", vale a dire che i dati contrastavano con la costante di scala di Einstein; per una strana coincidenza, il 15% di dati "validi" era coerente con quest'ultima. In qualche modo, le stelle che non si conformavano alle teorie di Einstein furono convenientemente accantonate — ed il mito ebbe inizio. Così, sulla base di una manciata di ambigui dati, 200 anni di teorie, sperimentazione ed osservazioni furono messi da parte per fare spazio ad Einstein. Nondimeno lo screditato esperimento di Eddington viene ancora citato come vangelo da Stephen Hawking (1999); è difficile capire come quest'ultimo possa commentare che "La nuova teoria dello spazio-tempo curvo fu denominata relatività generale... Fu confermata in modo spettacolare nel 1919, quando una spedizione britannica in Africa Occidentale, durante un'eclisse, osservò un lieve spostamento della posizione delle stelle prossime al sole. La loro luce, mentre oltrepassava il sole, era piegata, come previsto da Einstein. Qui vi era il riscontro diretto della curvatura di spazio e tempo". Hawking è onestamente convinto che una manciata di dati, manipolati più a fondo di una mezzena di bue, costituisca la base per rovesciare un paradigma che era sopravvissuto ad oltre due secoli di minuziosi ed accurati esami?
La vera domanda, comunque, è: "Che parte ebbe Einstein in tutto questo?" All'epoca in cui scrisse il suo documento del 1935 egli doveva sicuramente essere venuto a conoscenza del lavoro di Poor: "Lo spostamento stellare di per sé, ammesso che sia reale, non mostra la minima attinenza con le deviazioni previste da Einstein: non con­cordano né nella direzione, né nelle dimensioni o nel tasso di dimi­nuzione della distanza dal sole." Perché Einstein non espresse pub­blicamente le proprie opinioni su un documento che contraddiceva direttamente il suo lavoro?
Perché i suoi seguaci non hanno tentato di ristabilire la verità sui dati contraffatti del 1919?
Quello che rende tutto ciò così sospetto è che entrambi gli strumenti e le condizioni fisiche non favorivano l'esecuzione di misurazioni di grande precisione. Come sottolineato in un articolo del British Institute of Precise Physics, pubblicato nel 2002 su Internet, le macchine fotografiche a calotta utilizzate nelle spedizioni erano accurate solo per 1/25° di grado; ciò stava a significare che proprio in virtù della sola imprecisione dell'apparecchio fotografico, Eddington rilevava valori oltre 200 volte troppo precisi. McCausland (2001) cita l'ex direttore di Nature, Sir John Maddox: "Essi [Crommelin ed Eddington] erano intenti (l'autore usa lo stesso verbo che significa anche curvare/piegare, ndt) a misurare la deviazione della luce..."; "Non altrettanto ben documentato è il fatto che le misurazioni del 1919 non erano particolarmente accurate":
"Nonostante sembri che nel 1919 le prove sperimentali della relatività fossero assai inconsistenti, l'enorme fama di Einstein si è preservata intatta e, da allora, la sua teoria viene considerata una delle massime conquiste del pensiero umano" (il corsivo è stato aggiunto). E' chiaro che Eddington sin dall'inizio non aveva alcun interesse a mette­re alla prova la teoria "di Einstein", ma che gli premeva unicamente confermarla. Uno dei fattori a monte della decisione di Eddington di appoggiare Einstein era che entrambi condividevano un'analoga convinzione politica: il pacifismo. Per asserire che la politica non abbia svolto alcun ruolo nel fervido sostegno di Eddington ad Einstein, basta porsi una sola domanda: "Eddington sarebbe stato altrettanto pronto sostenere Einstein se quest'ultimo fosse stato un falco?" Non si tratta di una domanda oziosa. Eddington prendeva molto sul serio il proprio ruolo di grande pacificatore: al termine della Prima Guerra Mondiale intendeva unire scienziati tedeschi e britannici; quale metodo migliore che quello di elevare il teorico "nemico" Einstein ad uno status di eminenza? Nel fervore di diventare un pacificatore, Eddington smarrì la fondamentale obiettività che rappresenta il comportamento essenziale di ogni vero scienziato. Eddington smise di essere tale e, invece, divenne un sostenitore di Einstein. L'ovvia falsificazione dei dati operata da Eddington ed altri è un palese sovvertimento del procedimento scientifico ed è possibile che abbia fuorviato la ricerca scientifica per la parte più importante di un secolo: probabilmente supera il caso dell'Uomo di Piltdown come massima mistificazione della scienza del 20° secolo. La BIPP si è posta la seguente domanda: "Fu questa la mistificazione del secolo?" ed ha esclamato. "Il Rapporto della Rovai Society sulla Relatività nell'Eclissi del 1919 ha ingannato il mondo per 80 anni!" McCausland ha dichiarato che "A mio modo di vedere, il baldanzoso annuncio della decisiva conferma della teoria generale di Einstein, nel novembre del 1919. non costituì un trionfo della scienza, così come spesso lo si dipinge, bensi uno dei più malaugurati incidenti della storia della scienza del 20° secolo". Non si sottolineerà mai a sufficienza che l'eclisse del 1919 rese Einstein quello che conosciamo; il fenomeno lo catapultò verso la fama internazionale da un giorno all'altro, nonostante il fatto che i dati fossero falsificati e che non esistesse alcun tipo di supporto alla relatività generale. Questo travisamento della storia è noto da oltre 80 anni e viene tuttora suffragato da individui come Stephen Hawking e David Levy.

Riassunto e conclusioni
Il pubblico tendenzialmente è convinto che gli scienziati siano fondamentalmente i paladini dell'etica, che il rigore scientifico costituisca il metro di giudizio della verità: in realtà le persone capiscono ben poco come la scienza venga gestita al cospetto dei personaggi importanti. Sembra che Einstein fosse convinto di essere al di sopra del protocollo scientifico; pensava di poter piegare le regole a suo piacimento e di farla franca. Si trattava di mantenere abbastanza a lungo la posizione conquistata quindi i suoi avversari sarebbero scomparsi ed i suoi accoliti ne sarebbero usciti vittoriosi In ambito scientifico l'ultimo seguace che rimane in piedi vince — e finisce per scrivere la storia; nel caso di Einstein, la sua flagrante e reiterata passione per il plagio è quasi dimenticata ed i suoi accoliti hanno ripetutamente preso a prestito le scoperte di altri scienziati, utilizzandole per adornare la sua aureola. La reputazione di Einstein poggia su uno sgabello a tre gambe. La prima è la sua presunta attitudine al plagio; Einstein era un plagiario? La seconda è la comunità dei fisici; cosa sapevano costoro di Einstein e quando ne vennero a conoscenza? La terza è rappresentata dai media; quando si tratta di Einstein sono strumenti di verità o di inganno? Solo il tempo lo dirà. Anche la comunità dei fisici poggia su uno sgabello a tre gambe. La prima è la fisica di Einstein, la seconda è la fusione fredda e la terza è l'autodinamica.
Il problema prioritario di uno sgabello a tre gambe è che se una sola di queste viene segata via, lo sgabello crolla; esistono almeno tre discipline assai importanti per le quali è prevedibile che la fisica possa crollare. La scienza è uno sgabello con molte gambe. Una di queste è la fisica, una seconda sono le scienze della terra, una terza la biologia ed una quarta la chimica (vale a dire, la fusione fredda). Che accadrà se, giusto per fare un'ipotesi, la fisica crollerà? La scienza la seguirà a ruota?

Riferimenti
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A proposito dell'autore:
Richard Moody. Jr, è dottore in geologia, autore di tre libri sulla teoria degli scacchi e ha scritto per il Mensa Bulletin. Negli ultimi quattro anni ha condotto approfondite ricerche su Albert Einstein. Può essere contattato via email presso: simrea@aol.com.